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Attentati di Parigi.

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Gli attentati di Parigi sono stati un motore di cambiamento per molti, inclusa me. Trovare il titolo è delicato, serve rispetto per le vittime. Considero quell’esperienza un “blessing in disguise”, una benedizione sotto mentite spoglie. È una riflessione filosofica che ho scelto di coltivare, poiché quella notte buia ha innescato un profondo viaggio di trasformazione personale.

Sono Antonella Barberini, storyteller, imprenditrice mistica e artista visionaria. Con il pen name Parisian Sparkle, ho pubblicato PTSD & The 5 Keys of the Magic Kingdom (2021), un manuale mistico con interviste a veterani di guerra inglesi, francesi e americani. Questa è stata la mia realtà, lavorando negli hotel Disney a Parigi tra il 2008 e il 2016. Gli inglesi tendono ad accettare più facilmente un handicap rispetto alle famiglie delle vittime di attentati, che spesso si chiudono nel loro dolore. Accettare un evento terroristico è complesso, poiché è un atto intenzionale di violenza. Dopo un trauma, il tempo necessario per integrare e comprendere quanto accaduto è fondamentale. Personalmente, credo che tutto ciò che accade, dentro o fuori di noi, sia una lezione per la nostra evoluzione.

Il padre dei fratelli Abdelslam, dopo la condanna del figlio, ha detto: “Sono molto triste. Non capisco come i miei figli siano finiti in queste trappole. Abbiamo vissuto bene qui in Belgio per 40 anni, eravamo felici. Ora non possiamo nemmeno uscire di casa.” Salah Abdeslam, già condannato a 20 anni per la sparatoria di Rue du Dries e all’ergastolo per gli attentati di Parigi, è stato recentemente condannato anche per gli attacchi di Bruxelles del 2016, ma senza ulteriori pene aggiuntive.

Quando penso agli attentati di Parigi, provo un disagio che riaffiora ogni anno in questo periodo. In Francia, se ne parla poco, forse per evitare di affrontare emozioni dolorose. Nessuno vuole crollare emotivamente durante una pausa caffè o in fila al supermercato. Spesso, il silenzio pesa più di mille parole.

Ridere degli attentati mi ha aiutato a gestire il dolore e a frenare la caduta emotiva. Grazie a tutti gli umoristi che hanno osato spingersi oltre, compresi quelli sui social. Anche se all’inizio non l’ho presa bene, devo ammettere che l’ironia pungente, un difetto di famiglia, è stata una via di fuga per me. C’è dell’altro, però: il segreto da “veterana”. Il gallows humor, o humor macabro, nasce da situazioni di estremo stress o pericolo, quando la morte sembra inevitabile. Simile all’umorismo nero, differisce perché è la persona stessa, direttamente coinvolta, a usarlo per esorcizzare il trauma.

Cosa ne pensano i giovani francesi? Un sondaggio ha mostrato che l’80% dei francesi è stato profondamente colpito dagli attentati del 13 novembre 2015, nonostante molti non avessero legami diretti con le vittime o i luoghi coinvolti. I giovani tra i 18 e i 39 anni, in particolare, hanno manifestato un maggiore senso di paura rispetto alle generazioni più anziane. Il 40% della popolazione ha attribuito gli attacchi a tensioni culturali e religiose, mentre un quarto degli intervistati ritiene che si parli troppo di quel tragico evento.

Personalmente, la sera del 13 novembre 2015 ero a letto, guardando Star Wars, quando ho ricevuto un messaggio da un’amica di Milano: “Ti sono vicina”. Non capivo subito il motivo, ma il giorno dopo, mentre mi preparavo per un press event di Frozen che poi è stato annullato, tutto è diventato chiaro. Ricordo la chiusura del parco e quei tre giorni di lutto nazionale: lunghi, pieni di tensione e dolore. In quei giorni, però, la nostra comunità è diventata una seconda famiglia, e proprio da quel senso di solidarietà è nata la mia resilienza.

Quando si vivono eventi traumatici, la reazione umana è guidata da meccanismi di difesa: combatti, ti congeli o scappi. In quel momento, ci siamo tutti congelati, come Elsa in Frozen 2. Ma è stato proprio durante quei giorni difficili che ho imparato una delle lezioni più preziose della mia vita.

L’energia di Urano porta cambiamenti improvvisi che scuotono le fondamenta della nostra vita: lavoro, denaro, corpo. Ci spinge a scegliere la felicità anziché l’ego, ad ascoltare il cuore e fidarsi della vita. Nel 2011, uscivo da una lunga notte lavorando al Santa Fe e iniziando al Sequoia Lodge, pioniera di nuove strade. Frequentavo un ragazzo francese che mi ispirò a disegnare, ma la nostra storia finì in confusione. Urano mi ha sfidato dal 2007 al 2018, culminando con un’operazione per una ciste ovarica. Dopo quell’esperienza, il dolore cambiò la mia percezione della vita. Nel 2019, pronta per il rimpatrio, mi confrontai con l’idea di ricominciare da zero, ma non senza timore per il futuro.

Nel settembre di quell’anno, con grande sorpresa, fui riconfermata nel mio lavoro presso l’ufficio Lucky Cat. Tornare a casa sembrava una cattiva idea. Poi, un incidente sull’autobus il 25 luglio mi portò a una profonda riflessione. Dopo una breve convalescenza, incontrai un infermiere esperto in stress post-traumatico, che mi fece realizzare l’importanza di affrontare l’inaspettato. Decisi di riprendere in mano il mio memoir, scritto inizialmente per mio cugino, e scoprii un forum di veterani inglesi che mi fornì spunti sul “coping”.

La mancanza di un termine italiano equivalente per descrivere questa esperienza evidenziava una scarsa consapevolezza culturale del problema. Riconobbi i miei sintomi di PTSD: pensieri disturbanti, ipervigilanza, attacchi di panico e una profonda sfiducia in me stessa e negli altri. Come diceva Tony De Mello: “La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti.”

I sintomi dello stress post-traumatico includono isolamento sociale, distacco da familiari e amici, e la tendenza ad evitare le folle. Dopo eventi traumatici, i primi segni di sofferenza emergono solitamente dopo sei mesi, portando a dipendenze, perdita di lavoro e dignità, divorzi e gravi crisi esistenziali. Dopo il 13 novembre, in un momento di lutto collettivo, realizzo di affrontare qualcosa di più della depressione. Non riesco più a fingere, e la mia discesa negli Inferi diventa progressiva, rendendo impossibile mettere i bisogni dei clienti davanti ai miei. In quel periodo, ho imparato lezioni importanti: chiedere aiuto, affrontare la mia ferita interiore e non lasciarmi influenzare dal giudizio altrui. La mia esperienza nel 2015 è stata una vera e propria iniziazione. In momenti difficili, è cruciale prendersi tempo per ascoltare i propri veri bisogni. Questa è la via della crescita post-traumatica: un bivio da affrontare, per decidere se continuare a girare nella ruota del criceto o ricominciare da zero in un ambiente più sano.

I sintomi dello stress post-traumatico includono isolamento sociale, distacco da familiari e amici, e la tendenza ad evitare le folle. Dopo eventi traumatici, i primi segni di sofferenza emergono solitamente dopo sei mesi, portando a dipendenze, perdita di lavoro e dignità, divorzi e gravi crisi esistenziali. Dopo il 13 novembre, in un momento di lutto collettivo, realizzo di affrontare qualcosa di più della depressione. Non riesco più a fingere, e la mia discesa negli Inferi diventa progressiva, rendendo impossibile mettere i bisogni dei clienti davanti ai miei. In quel periodo, ho imparato lezioni importanti: chiedere aiuto, affrontare la mia ferita interiore e non lasciarmi influenzare dal giudizio altrui. La mia esperienza nel 2015 è stata una vera e propria iniziazione. In momenti difficili, è cruciale prendersi tempo per ascoltare i propri veri bisogni. Questa è la via della crescita post-traumatica: un bivio da affrontare, per decidere se continuare a girare nella ruota del criceto o ricominciare da zero in un ambiente più sano.

L’appuntamento con il destino? Un 25 luglio l’autobus che mi porta al lavoro, frena drasticamente per proiettare la mia faccia contro la sbarra di acciaio del sedile davanti.

Sbatto una volta il naso, e l’altra, la bocca (ricordati che il corpo ha una memoria). Sul momento niente di grave, me la cavo con tre giorni di riposo, e faccio un incontro importante per l’incipit della mia storia, nel libro: un infermiere pompiere che ha vissuto qualcosa di simile alla mia “falsa allerta” del 10 gennaio ed é specializzato in stress post-traumatico. Sue parole: “Non era preparato a NON essere preparato”. Game Changer

pag. 16 L’appuntamento con il destino? Un 25 luglio l’autobus che mi porta al lavoro, frena drasticamente per proiettare la mia faccia contro la sbarra di acciaio del sedile davanti. Sbatto una volta il naso, e l’altra, la bocca (ricordati che il corpo ha una memoria). Sul momento niente di grave, me la cavo con tre giorni di riposo, e faccio un incontro importante per l’incipit della mia storia, nel libro: un infermiere pompiere che ha vissuto qualcosa di simile alla mia “falsa allerta” del 10 gennaio ed é specializzato in stress post-traumatico. Sue parole: “Non era preparato a NON essere preparato”.

The dark night of the soul: una presa di coscienza.

E’ in quei giorni che decido di riprendere in mano il memoir tenuto in un cassetto per un anno almeno. Mi dicevo che stavo scrivendo per una persona, e quella persona era mia cugino, che soffre di attacchi di panico, e una copia l’aveva letta. Non avevo fatto i conti con quel forum di veterani inglesi – con cui scrivo dal mio letto di ospedale, si fa per dire – sul quale ricevo ottimi spunti per approfondire il tema del “coping” nel disturbo post-traumatico.

The dark night of the soul: una presa di coscienza.

E’ in quei giorni che decido di riprendere in mano il memoir tenuto in un cassetto per un anno almeno. Mi dicevo che stavo scrivendo per una persona, e quella persona era mia cugino, che soffre di attacchi di panico, e una copia l’aveva letta. Non avevo fatto i conti con quel forum di veterani inglesi – con cui scrivo dal mio letto di ospedale, si fa per dire – sul quale ricevo ottimi spunti per approfondire il tema del “coping” nel disturbo post-traumatico.

Questo termine in slang inglese significa “far fronte alle difficoltà” e il fatto che in italiano non ci sia un equivalente, in psichiatria, la dice lunga, purtroppo, e finché non c’é una parola per definire un concetto, anche quella “soluzione” non esiste in una cultura. Forse una lista di quelli che sono stati i miei PTSD puo’ aiutarti a riconoscerli, é cosi’ che ho potuto associare la mia condizione di burnout a qualcosa che andava oltre l’insonnia. pensieri insistenti e disturbanti, sentimenti e sogni legati agli eventi; ipervigilanza, costante sensazione di pericolo per la tua vita e/o quella degli altri; attacchi di panico e crisi di ansia, crisi di rabbia violenta; senso di disperazione e sfiducia in se stesse, negli altri e nell’Universo; perdita della fede e messa in pericolo della tua vita; problemi di memoria e confusione mentale

PTSD : Questi sono solo alcuni dei sintomi dello stress post-traumatico. Le persone che ne soffrono hanno tendenza ad isolarsi, evitamento di folle, e drastica riduzione dei contatti sociali. Il distacco dalla famiglia, dagli amici, e un partner, sono tra le prime conseguenze di un evento traumatico (i primi segni si manifestano, in genere, dopo sei mesi). Nei casi più estremi, possono interferire tutte le dipendenze da sostanze di abuso, alcohol, droghe e perfino prostituzione (in molti casi si perde il lavoro, e anche la dignità, con il senso di vergogna e senso di colpa per quello che é successo). Divorzi, licenziamenti, situazioni economiche disastrose, e malattie croniche come anche non riuscire a SVEGLIARSI al mattino, per alzarsi, e farsi una doccia.

Un cambio totale di paradigma.

La notte buia dell’anima prende la forma di una crisi esistenziale, o crisi mistica, dove tutto il sistema di valori viene rimesso in discussione. Ecco, dopo il 13 novembre, la notte piu’ buia, prendo coscienza che sto attraversando qualcosa di piu’ di una grave depressione. In quei giorni, tra un lutto e l’altro, in un momento di doglio collettivo, quando rientro in hotel per fare il mio lavoro di receptionist, in quel clima di luci natalizie, festa e gioia, capisco che non posso piu’ fingere.

Al diavolo, Topolino, non puo’ essere Natale tre mesi l’anno !!! non mi stavi simpatico neanche nei fumetti… Oups! La mia discesa agli Inferi, in quei mesi, è lenta e progressiva. I bisogni dei clienti non possono piu’ passare davanti ai miei, e lo capiscono anche i muri di pietra, quando perdo il controllo in pieno “stage”. Ti assicuro che ho davvero amato il mio lavoro e sono riconoscente per aver interagito con milioni di persone di tutte le nazionalità, e bambini con gli occhi dai colori piu’ spaziali che abbia mai visto (un punto di grigio che non dimentico). Malgrado cio’, ho una lezione da imparare, forse piu’ di una: 1. imparare a ricevere, come chiedere aiuto, e andare oltre al mio orgoglio personale di Wonder Woman ferita 2. scappare e restare nella maschera della mia ferita animica, oppure restare nella situazione e decidere se fare parte del problema, o della soluzione

Quante volte, fino a 40 anni, mi sono lasciata condizionare da quello che pensavano gli altri (famiglia, prof, figure di autorità)? Quante volte ho ascoltato le vocine super-critiche e distruttive nella mia testa? Cosa pensavo, in fondo, di me stessa fino a quel momento? Quale vibrazione guidava i miei pensieri e le mie emozioni di quel gigante rito di iniziazione che è stato per me il 2015? Forse é stato cosi’ per te il 2020?

Un Nuovo Modo di Guardare la Vita: una Crescita Post-Traumatica. Per fare corto, la mia vocina interiore piu’ saggia – e non solo quella sabotatrice – si ripropone piu’ volte, come per mettermi davanti a un bivio. Cosa voglio fare davvero? mollare tutto, ricominciare da zero e rimettermi in gioco (ma in un ambiente più salutare almeno per quanto riguarda la sfera sociale e famigliare) Ti svelo un segreto: non riparti mai da zero!!! la tua esperienza e le competenze acquisite sono il tuo bagaglio. Abbine cura. Insomma, le energie scorpioniche novembrine ti chiedono di trasformare le emozioni e le circostanze negative a tuo favore. Magari non nell’immediato, ma per il bene della tua “futura self”. Ti ho fatto una promessa. Anzi due, c’è un bonus. andare avanti sfinendomi sulla ruota del criceto.

Ti lancio una provocazione: “fai come se ogni cosa che ti arriva, nella vita, sei tu che l’hai scelta.“ All’inizio di questo articolo ti ho parlato di un “dono”, ricordi? In quegli anni, dentro a un “costume” che non era il mio, io mi sono persa. La mia vita non aveva alcun senso (escludi pagare debiti e bollette). Capisci che il pungiglione, con il siero della verità, sapeva dove andare a parare. In altri termini, animici, ero pronta per il “grande risveglio”. In tempi duri, non affrettarti, prendi il tempo di ascoltare i tuoi veri bisogni. E soprattutto… vai avanti, ispirata!


Tempo di lettura: il tempo che ti serve… 🧉

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In tempi duri, non affrettarti, prendi il tempo di ascoltare i tuoi veri bisogni.

Anto aka Parisian Sparkle

In un prossimo articolo ti parlo della Notte Buia dell’Anima, o di questa nuova prospettiva eroica.


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